Quel “burino” di un sovietico…

Fino a metà settimana ero iscritta a ben due gare domenicali che si svolgevano contemporaneamente: il campionato di sci di fondo UISP a Monte Livata e la corsa podistica detta il Lunghissimo di Stimigliano, un ondulato percorso in Sabina per veri somari di classe provenienti da tutto il Centro Italia. Ma tra venerdì e sabato era tanta l’attesa per l’arrivo della perturbazione siberiana che stava per saltare tutto: con la gara di fondo sospesa dagli organizzatori non rimaneva che il lunghissimo di Stimigliano, anche quello a rischio.  Ma con il Runners Rieti Tour di Felice stiamo in una botte di ferro. Questo circuito di gare non si sospende per il freddo e il maltempo. Mai. Ai corridori somari non li ferma neanche il Buran. Loro con le intemperie ci sguazzano alla grande! Mi sveglio la mattina, guardo dalla finestra e dico: “se po’ fa’”. Arrivo a Stimigliano, ridente paese su una collina nella Valle del Tevere, con un sole che spacca le pietre. Sento lo speaker tutto gasato insistere: “Er Buran, er burino russo qua nun ce fa gnente, noi c’avemo er soleee”. Partiamo ottimisti lungo i due percorsi di gara, un giro 14 km, 2 giri 28 km. Io sono iscritta per la gara breve di 14, rapida e indolore, una distanza che mi si confà, soprattutto per l’ondulato profilo altimetrico e per il fondo asfaltato. E infatti giungo terza, vecchia ciabatta, dietro a una giovane atleta campana. Gli è che in contemporanea ben altre gare si stanno disputando. Al palazzetto di Ancona,  si stanno svolgendo i campionati Italiani su pista Indoor, e una temeraria Marcella si cimenta in una sorta di eptathlon, partendo dal 400 m agli 800 passando per il salto in alto, mentre a Cassino, i nostri intrepidi atleti giovani, capitanati da Nonno Ugo e dal Lord Nothing, scortati dal Presidente e dalla Direttrice, sfidano gli elementi e le ciminiere del frosinate in un percorso campestre pianeggiante ma semiallagato dalle piogge dei giorni precedenti. E mentre penso a loro e alle loro virtuose imprese mi sento quasi in colpa per aver vinto in maniera irriguardosa nella corsa dei tapascioni una stagionatissima spalla di maiale. Che volgarità… Però poi rifletto sul fatto che qualcuno dovrà pur sporcarsi le mani (e i piedi) affinché in questa squadra si mangi qualcosa di solido durante i raduni e i baccanali sociali… o no? Mi avvio verso casa e a mezzogiorno ancora c’è il sole, ma intorno a Monte Gennaro è già tutto scuro. “Quando il Gennaro mette il cappello, scappa munello che fori piove”. Il meteo metteva pioggia all’ora di pranzo. E infatti, puntuale come un “Nulli” svizzero, alle 13,00 arriva la pioggia.

Sabato 17 febbraio

Domani, sabato 17 febbraio, gli allenamenti di atletica si svolgeranno allo Stadio dei Marmi.

Qui di seguito gli altri appuntamenti per Febbraio:

Evviva “Nonno Ugo”! (ma chi è… ma chi è…UGO Robot?)

Il campionato cross Master è la gara di noi anziani…. Non parlo necessariamente dell’età anagrafica, anche se nell’ambito della mia squadra io sono una delle più “nonnette”, ma di certo gli assoluti stanno ai master come i lavoratori stanno ai pensionati. Il mio non è certo un tono derisorio, anzi, devo dire che anche tra le categorie più elevate non manca la qualità ed è un piacere vedere forti atleti, seppur con qualche capello bianco spingere ancora sul terreno di gara, a volte a fronte di un risicato allenamento e uno stato di forma precario. Vedi Cacciamani e il nostro Ugo, secondo di categoria, che con i suoi bei baffetti da sparviero, fa ancora mangiare la polvere ai pischelli… ad avercene, così! E che dire del bel passo felpato British Style del Lord Nothing artigliante le ghiacciate zolle erbose dei prati adiacenti allo Stadio Guidobaldi di Rieti? Chiudono la partita rifondarola un anziano Novaro ringalluzzito dalla prospettiva di un weekend di fuoco con la sua bella (Marcella bella) e un ancor anagraficamente giovane Vastiho, provato dallo stress da superlavoro, poverino, impegnato com’è per pagare la pensione a tutti ‘sti anziani! La componente femminile della squadra è composta da due attempate signore ultracinquantenni, di cui una, con forti velleità agonistiche finisce addirittura sul podio (vi lascio indovinare quale delle due) per la gioia del suo focoso amante, agognante una favolosa serata intima stile  Mandrake e Gabriella in “Febbre da cavallo”  e l’altra perennemente provata dall’overtraining compulsivo da 15-20 km al giorno, che fa una mezza a un ritmo più veloce che un 5000 in pista, che per fare un cross di 4 km deve scaldarsi minimo per un’ora e venti e comunque poi non va neanche a calci.

La seconda delle due, una povera vipera che, pur rischiando l’ipotermia durante la prima fase del riscaldamento, ce la mette tutta in questa gara che mai avrebbe fatto se non per una serie di motivi riconducenti al nobile spirito dell’amicizia. In preda a dubbi e rodimenti, iniziati la sera precedente alla gara in una galleria d’arte (eh già), snervata dal Vasta che le soffiava sotto il naso un quadro oggetto di un acquisto compulsivo, non si sarebbe avviata in quei di Rieti e avrebbe dato senz’altro una bella sola a diversi compagni di squadra, meritevoli di siffatto sgarro, ma mai al Lord Alex Nothing, in attesa presso Pianabella di Montelibretti, la mattina dell’11, a -2°C, pronto per la partenza verso la gelida conca reatina.

Giunta sul luogo dell’appuntamento, la sottoscritta ha anche provato a deviare l’incorruttibile Lord proponendo come alternativa un lunghetto a -4°C nella sottostante Valle della Fiora ma, dopo un breve conciliabolo la risposta all’unisono fu: “s’ha d’annà… è per il bene di Ugo, che ci tiene tanto!”. Giunti allo stadio Guidobaldi di Rieti, stretto nella morsa del gelo e della galaverna, approntiamo questo cross con i nostri compagni facendo, diciamo, una non indegna figura. Supero anche la stizza per la soffiata del quadro di Vasta (raffigurante un ameno paesaggio notturno su Monterotondo Scalo) quando il Vasta stesso, all’arrivo, mi incoraggia con uno sferzante (daje Pa’, strigni i denti che è finita e tanto nun è morto nessuno!). Lì capisco che una tipa mi sta facendo la volata e che sto perdendo il 5° posto di categoria.

Concludendo non posso far altro che citare la prestazione di Francesco Guerra, figlio del nostro capitan Ugo, che vince facilmente il suo cross, volando letteralmente sul prato. Uno stile e una classe che ricorda il padre, anche se secondo me, come sempre, il merito è tutto della madre… Aleeeeee Valentinaaaa!

Scivolare sull’asfalto

Adoro correre per boschi, prati, montagne, sentieri e strade sterrate. Come terreno di gara però, prediligo senza dubbio l’asfalto. Nonostante le condizioni iniziali, lo scarso allenamento, quando poggio i piedi su quell’insulso e puzzolente materiale artificiale mi metto sul mio passo e vado discretamente. Soprattutto nelle mezze maratone, quando gli altri spesso annaspano nella seconda parte della gara, io comincio a carburare e, nel superare gli avversari in scioltezza, come direbbe S. King nella saga della Torre Nera, chiedo scusa e dico grazie.

In questa domenica di un cielo sorprendentemente azzurro, ci ritroviamo compagni di amare merende (pane e fatica) con Lucidus Malfoy e Pierluke Skywalker a Palombara per disputare la prima edizione della Panoramica, quei 21 e rotti chilometri necessari alla conquista dei tanto agognati 5 punti di criterium. Per la verità, dopo averli strapazzati un po’ nei giorni precedenti, non i km ma i loschi figuri di cui sopra, li ho pietosamente accolti a usufruire del bagno di casa, pur non meritando tante cortesie visto il loro inopportuno comparire nel ritrovo pre gara proprio nel mentre la sottoscritta provava ad abbordare un tizio in una graziosa felpa vintage stile Marco “Darth” Novader (e’ interessante osservare il curioso abbigliamento usa e getta utilizzato dai podisti in alcune gare in cui bisogna rimanere in braghe corte per molto tempo prima del via).

Dopo una lunga e fresca attesa presso il ritrovo la gara ha inizio. Una maratonina veloce, con condizioni meteo ideali per un personale, anche se non si tratta del nostro caso. Ci perdiamo di vista da subito, in quanto i miei baldi compagni di squadra si assestano su un’andatura da lungo sgrassapanza mentre io tento un’andatura leggermente più brillante. Nonostante le condizioni tengo botta e provo a pormi un obiettivo cronometrico. Superate alcune donne mi metto con un gruppetto di maschi e nel silenzio e nella concentrazione mistica del diciassettesimo chilometro, veniamo distolti e disturbati dal passaggio di alcuni ciclisti con cui mi accanisco velenosamente (da cui Vipera berus) nella contesa della stretta strada provinciale detta “Panoramica” che da Palombara porta a Tivoli. Giunti al traguardo, dobbiamo trovare un passaggio per tornare a Palombara. Sistemo i due loffi compari in un’auto con tre belle ragazze (poi ditemi grazie) mentre io mi avvio lungo la strada di ritorno verso Palombara facendo l’autostop e sperando che qualcuno mi si carichi, nonostante il mio basso profilo estetico da residuato bellico post gara, e comunque ancora peggio del solito. Nel chiedere il passaggio ostento il premio di categoria (5 o 6 kg di speck sottovuoto) sperando che qualcuno si fermi più per caricarsi lo speck che per accattare una vecchia vipera che scivola subdola e sonnacchiosa sull’asfalto assolato della panoramica.