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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

Le nozze con i fichi secchi

Allora…

La gara vicino casa, non può essere ignorata e quindi… quel “mai più” detto e ridetto, viene presto dimenticato. Sotto casa del Lord Nothing viene disputata questa edizione (la prima?) di Monterotondo Run, gara che raccoglie numerosi atleti dell’Interland e di Roma, praticamente tutti quelli che non hanno voglia di partecipare alla mezza di Fiumicino. C’è anche una non competitiva di 5 km, in cui si cimenta il piccolo Lord Jack Nothing (secondo assoluto) e le donzelle Alice e Lara, ormai proiettate su corse di lunga distanza.

C’è anche un giovane atleta di RP giovanile palombarese, Valerio, che, nonostante la giovane età, sta dando prova di grande impegno su questo genere di lunghezze.

Il Lord e io ci predisponiamo per la 10 km. Si tratta di una gara pianeggiante, veloce, due giri nello scalo monterotondese. Al termine di una discreta prova, considerate le condizioni di base, ci avviamo al ristoro e alle premiazioni. Che se ne dica della vipera, non che si corra per i premi né tanto meno per il ristoro. Da brava ortoressica quale sono, mi guardo bene di abboffarmi all’arrivo, tanto meno il Lord dal pie’ gentile non va di certo a mescolarsi con l’orda dei buiaccari in una caccia selvaggia al premio di categoria o al fagotto ristoro o pacco gara in gadget o premi in natura. Ma vero è che, seppur un uomo di stile quale è il Lord, che mai esprimerebbe commenti sulla qualità del cibo e del pacco gara, tantomeno del premio, una vipera quale sono potrà ben fare un piccolo commento in merito a siffatta organizzazione: una “pulciarata”! Niente pacco gara (neanche per la non competitiva), un rinfresco penoso a acqua, chinotto e crostata industriale, disparità di trattamento tra maschi e femmine (tutte premiate, ma attenzione: che premi!). Per carità va bene così, però la prossima volta, cari organizzatori, prima di declamare queste tanto decantate nozze, non offriamo solo i fichi secchi!

Corri per il Verde 2017, Aniene (classifiche)

In attesa di una cronaca ragionata, pubblichiamo alcune foto (di Riccardo, Cristina, Simone e Marco) scattate domenica nel Parco dell’Aniene. Ce ne sono anche altre dei ragazzi nell’area riservata. Le classifiche invece sono sul sito della UISP.

Qui sotto le foto che ci ha inviato Marco

Trail di Villa Ada: grande prova del Settore Femminile (e non solo, va’…)

La squadra c’è e si vede. Siamo decisamente pronte per i prossimi impegni, dalla Maratona a Staffetta, Trofeo Mimmo di Biagio a Villa Borghese alle successive Corri per il Verde.

Prima fra tutte, a Villa Ada, una fortissima Isa, si piazza terza assoluta, davanti ad atlete di casa che conoscono la villa come il palmo della loro mano e a specialiste del trail. Non male Marcella, nonostante i postumi influenzali e tante gare in pista alle spalle di tutt’altro genere. Buona anche la prova di Cristiana, nonostante le gambe affaticate da una lunga pedalata precedente alla gara con un certo signor Mica. Sempre ottima la prova di Camilla, che nonostante  le poche sedute di allenamento alle spalle, dimostra di saper reggere alla grande i 13 km di gara. Ma con un coach come Giovanni, come non potrebbe essere altrimenti? Anche Susanna fa la sua bella figura cimentandosi  in un trail che tecnicamente non ha niente da invidiare a quelli di montagna. La Vipera berus si difende bene in un terreno che non è il suo. Utile il gioco di squadra con Cristiana, con la quale ci si alterna nei saliscendi e si lavora per recuperare preziose posizioni. Con il solito savoire faire, insulta i partecipanti lungo il percorso, in particolare un certo Lucidi, che spesso le intralcia la strada e che poi (che fortuna con la C maiuscola) vince pure le scarpe a estrazione. Al guado di un fiumiciattolo, dopo aver ricevuto la precedenza da un gentilissimo Gentili, sgomita tanto da far cadere qualcuno in acqua, ma che volete… la gara è gara!

Per quanto riguarda il settore maschile, uno scontatissimo Peppe, si piazza nelle prime posizioni, facendo valere anni di esperienza di corsa in villa e la sua naturale propensione per i trail. Poi c’è da segnalare la presenza di Lord Nothing, giusto per la nobiltà del suo nobilissimo piede, che a prescindere dal risultato, si degna di calcare i suoli villa densi. Fuori gara un Ruben in bicicletta viene benevolmente a presenziare in vece della Direttrice, giustificata per l’influenza e del Presidente, non giustificato! A seguire tutta una marmaglia di loschi individui: dai fratelli Ricci a quelli Dalton (Gentili e Ammazzatutto), dal perfido Novather al mistico Pierluke Skywalker, che la forza sia con lui e con il suo spirito (alla prossima però… all’antidoping… all’antitop…. e chi vuol capire capisca!), dall’obliquo Lucidus Malfoy al loffio Han Suola, per non parlare dei Zucchini di Halloween, dei tracotanti, dei Conti alla rovescia, dei San Bernardi , del Boa costrictor (de boa ce n’è uno tutti l’artri so’ nessuno), delle Olive, dei Guerrafondai, dei Casulari giudiziari, dei Salvatori della patria e per finire, dei Mica scherzo, io!

La Corsa che non corsi

Il Memorial Stefano Cucchi è ormai un classico appuntamento per molti di noi.  Un Memorial è appunto un evento che ci aiuta a ricordare e a far ricordare una persona, in questo caso vittima di una grave ingiustizia.

Si disputa per ciò una bella gara podistica, a tutti gli effetti una corsa campestre nel Parco degli Acquedotti.

Non sono andata però a questo importante evento. Non si può essere sempre in prima linea, ma quando ho visto la foto dei miei compagni presenti, tosti e combattivi, schierati lungo il bel prato di quella che a mio avviso è una delle aree archeo-naturalistiche più belle del mondo, mi è dispiaciuto aver rinunciato. Si, perché quando si corre insieme per un valore a cui si crede può dare un senso in più ai tanti chilometri percorsi, che, nel mio caso, non sono pochi.  In 40 anni, penso che il giro dell’equatore due volte dovrei averlo fatto.

Questa volta, però, ho voluto accorciare le distanze e ho scelto di correre vicino casa. La Corsa della Croce Rossa è comunque un evento benefico e ha pure qualcosa di rosso nel nome ma rimango con il dubbio che forse non sarei dovuta mancare alla Corsa per Stefano Cucchi al Parco degli Acquedotti, pur avendo corso oggi per Stefano anche qui, tra le strade di Monterotondo.

Guerrilla running!

Tra le tante cose che sento maggiormente, durante i miei viaggi in Germania, in particolare a Berlino, é il senso di pacifica libertà di camminare e correre ovunque in maniera indisturbata. Durante queste esperienze mi piace addentrarmi tra gli alberi nella vegetazione dei parchi e delle aree naturali, costeggiare i fiumi, percorrere strade e vicoli sbirciando tra le casette con i giardini e i balconcini in cui traspare un grande amore per la natura, ma non di quelli irrazionali e melensi, non quelli dei gerani o le petunie sul davanzale e i coniglietti e i cincillà nelle loro gabbiette dorate, ma un rispetto maturo e responsabile. Le pertinenze esterne delle case diventano delle rustiche aree per la conservazione della biodiversità.

A tal proposito, a Berlino, ho deciso di visitare il Prinzessinenpark, luogo pioniere della Guerrilla gardening, movimento che si occupa del recupero e della gestione delle aree abbandonate per praticare giardinaggio, orticoltura, recupero, riciclaggio e riuso creativo nelle città, a volte utillizzando strumenti non convenzionali come occupazione, autogestione, riappropriazione, cittadinanza attiva, bioblitz, street art, flash mob. Voi direte: cosa centra  con la corsa?

Ebbene mentre oggi correvo meditabonda tra le strade di Cesky Krumlov nella Repubblica ceca, riflettevo su questo mio modo di correre “alla ventura” e ho pensato che l’espressione “guerrilla running” lo descrive abbastanza bene. Infatti in questi anni, nei tanti chilometri fatti (probabilmente ho già percorso una distanza come l’equatore) ho corso nei giardini di palazzi reali e ambasciate, ho varcato recinti e barriere, sono scappata da cani ringhiosi e custodi rosicanti, ho esplorato boschi, prati e giungle di asfalto, ho litigato con ladri di legna e ho temuto le schioppettate di cacciatori e bracchi, una volta in Messico mi sono pure trovata davanti a uno con il mitra. Pensare di fare la guerrilla running rende tutto più affascinante, anche il pecoraro che ti manda a quel paese perché gli disperdo il gregge! Credo questo sia un altro modo per riappropriarsi del territorio in modo pacifico ed ecosostenibile. Anzi, con questa relazione intendo fondare ufficialmente il movimento della Guerrilla Running. In seguito penso di redigere un vero e proprio “Manifesto” di questo movimento, che penso di diffondere anche presso i giovani.

E la Berlin Staudtlauf del 20 agosto? Una mezza maratona nella città, silenziosa e meditativa, nonostante la gran folla. Nel complesso piacevole, ma per quanto me la sono presa calma, sono pur sempre 21 km e rotti… niente male la posizione, 9^ di categoria. La parentesi nella Repubblica ceca, nonostante abbia mancato la gara, per non aver scioccamente individuato il ritrovo, mi ha regalato anche splendidi momenti di corsa lungo la Moldava, davvero senza prezzo. Per concludere, non può mancare un plauso alla birra di entrambi i paesi, che oltre a essere ottima, costa meno dell’acqua.

“A onni bella ni puzza… l’ascella!”

Il Vernacolo Livornese viene chiamato in causa laddove ci si porta in quei dell’alto Lazio. Si comincia a respirare quell’aria tosca che si rivela nelle tinte delle terre, nel contrasto tra mare, colline brulle, cipressi, rocce basolitiche, nel buon cibo e vino, nei ristorantini tipici. Ed eccoci al Sasso di Cerveteri per un Trofeo Santa Croce organizzato dalle sorelle Ricci, che invita alla corsa adulti e categorie giovanili. Tra i giovani Giacomo e Lara si cimentano l’uno sui 1000 metri in un circuito cittadino e giunge quarto, la seconda su un brevissimo giro del minuscolo borgo, di circa 200 m (terza delle ragazze), che poi prolunga in un mille, anteprima del 2000 femminile. I maschi invece fanno un mille di rappresentanza (è il circuito cittadino) e un 4000 di gara. Al traguardo maschile, una doppietta dei Cacciamani, primo e terzo (figlio e padre), quasi in tenuta da spiaggia, Insomma brevi distanze che però si rivelano intense e impegnative, in un appiccicaticcio weekend di fine luglio. Ma veniamo alle frivolezze. A fine gara la piazza viene spicciata dal percorso di gara per far posto ai tavoli. Infatti il paese è in piena festa di Santa Croce. Come si preannuncia l’odore di mangereccio ecco arrivare Pito, atteso con Giusy, per l’ora di cena. In alternativa al panino con la salsiccia tipico dello street food da sagra paesana, viene proposto un localino un tantino troppo chic per i nostri gusti, ma la fame (e la sete) era tanta. Appena entrati nel giardino del ristorante ci accorgiamo di non essere molto presentabili. Ancora con le alghe in testa di Torre Flavia, dove prima della gara abbiamo trascorso alcune ore di sole, mare e spiaggia e con l’ascella sicuramente puzzolente del post gara, veniamo accolti con cortesia, ma ci accorgiamo che, nel prepararci il tavolo, ci cambiano sedia, cioè tolgono le sedie dalla tappezzeria bianca e ci rifilano quelle di plastica, che all’osteria sono più di lusso. Poi per rimanere in tema osteria, la vipera tira fuori il “birillo”, trofeo della gara nonché utensile da utilizzare come frigo-bar tascabile, con tanto di boccia di vino, presente nel pacco premio. Accorgendoci però della sconvenienza del gesto, per non aggravare ulteriormente la nostra già sciatta presenza, preferiamo ordinare un bianco locale, sempre da inserire nel suddetto birillo. Stendiamo un velo pietoso e chiudiamo con una frase che trae spunto dalla poetica del dolce stil novo del Cacciamani, no cioè volevo dire… del Cacciaguida!

A onni bella ni puzza l’ascella, ma onni bello brillo ni puzza pure ‘l birillo!

Pelle di serpente. Cronaca di una Vipera disidratata

In un torrido agosto, tutta la famiglia viene tirata giù dal letto (da Corrado) in una mattina domenicale, a seguito di un imperativo categorico “s’ha da andare tutti!” imposto dalla Vipera berus la sera prima. In auto verso i Monti Simbruini, il rettile di casa si appresta ad affrontare la famigerata “Speata”, vero supplizio estivo e richiamo a cui un malcelato corridore masochista non può sottrarsi. Per la verità la vipera dorme in macchina per tutto il viaggio e proprio come un rettile, che sonnecchia al sole tutto il tempo e si ridesta al momento del morso fatale, viene letteralmente gettata nella mischia dal sedile dell’auto dai vendicativi parenti per un brusco “riscaldamento”. Il termometro a Subiaco, alle 9 di mattina, segna già 33-35 gradi. La partenza viene inoltre posticipata per motivi tecnici e alle lamentele dei partecipanti gli organizzatori si difendono dicendo: traquilli: tanto fa fresco!

Comunque i 12 km di totale salita (eccetto una breve discesa di 100 m nella buca di potenziale prima dell’arrivo) procedono lenti e inesorabili, i primi tre in pettata e gli altri con pendenze variabili. Si sale fino a Monte Livata per circa 800 m di dislivello. Gli spugnaggi e i ristori sono oasi nel deserto. Il gruppo ormai sfilacciato dei corridori procede lungo il percorso in silenzio, concentrato a non disperdere quel minimo di vapore acqueo che potrebbe dissiparsi dall’alito nell’atto del parlare.

Giunta all’arrivo, squamosa come la muta estiva di un serpente, mi scolo tanta tanta acqua e divoro mezzo cocomero. Poi mi giunge l’inaspettata notizia: 1° di categoria! Per festeggiare compro una vagonata di libri a una bancarella mentre Lara e Corrado si buttano per consolarsi con il Fun bob dal pendio sopra Campo dell’Osso, a respirare un po’ di aria fresca.

Er cinquemila dell’amici

Al Campo di Atletica di Passo Corese, qualche giorno fa si è disputato “Il 5000 degli amici”, gara sul tartan proposta dall’Atletico UISP di Monterotondo. Che dire: tutti i corridori di zona (bassa sabina romana) ancora in grado di intendere e di volere, con le modiche temperature di circa 100°Farhenheit (così. Tanto per fare più scena) si sono gettati nella mischia di gara. Il problema è stato che il caldo ha leggermente annebbiato la vista ai giudici i quali, in assoluta buona fede, hanno cominciato letteralmente a perdere il conto dei giri degli atleti, a loro volta impazziti. Infatti  in ogni batteria più di qualcuno continuava a correre il fatidico giro della morte più e più volte, oltre i 12 giri e mezzo richiesti appunto dal 5000 e gli altri, dietro. Di fatto tutto si è risolto a tarallucci e vino. Una lauta cena gratuitamente offerta a tutti ha riequilibrato nettamente gli stati di ebbrezza (tutti cotti di buon vino). Ciliegina sulla torta: una genzianella che ha finito di stendere i vivi e resuscitato i morti. Poi, premi a tutti e per finire, sono stati dati letteralmente i numeri… ma che avete capito: quelli della lotteria: ho anche vinto una splendida borsa da mare, qui mostrata da un’amica. Nell’altra foto: la Vipera berus armata di genzianella!

Una scorpacciata di pista

Quest’anno, l’anno dei cinquant’anni, il mio fisico sembra assecondare ogni mio capriccio e mi ha fatto togliere un sacco di sfizi. Una mezza maratona fatta dieci minuti più veloce della precedente, la maratona, personale sui 10000 (anche se li ci sarebbe da migliorare), mancava la pista. Da quando ho fatto la mia prima gara in pista nel 2012 mi sono riproposta di partecipare a quante più gare potevo. Da allora, alla prima gara in pista della stagione mi sono infortunata ogni anno, ma non mi sono data per vinta. Impossibilitata a correre ho partecipato a gare di salto in alto, dove ho scoperto che vado benino, e a gare di giavellotto di cui vanto un titolo regionale, vinto in quanto unica partecipante.

La mia prima gara in pista quest’anno la faccio il 25 aprile a sole tre settimane dalla maratona. Un mille corso in meno di 3’45”, ma salta il cronometraggio e rimane la voglia di ripetere l’esperienza.

A giugno si intensificano le gare: il 3 a Rieti faccio 400, 800 e staffetta 4×100 con Totò, Juma e Alice. I 400 non li so fare, ma gli 800 mi piacciono, li faccio cauta, arrivo fresca e con la voglia di ripeterlo. Il 6 giugno c’è il runfest per il Golden gala. Partecipo a un 1000 in pista ai Marmi. I primi tempi di categoria faranno il 1000 all’Olimpico durante il Golden Gala. Lo chiudo in 3’41’,10, mio personale migliorato di due centesimi. Non rientro per un soffio ma sono contentissima e due giorni dopo mi emoziono a vedere correre le mie compagne all’Olimpico.

Arrivano i regionali a squadre, quest’anno riusciamo a portare la staffetta 4×400 maschi e femmine!!!!! Sono iscritta anche all’ alto. Nonostante avessi saltato 1,30 in prova giorni prima, salto male e mi fermo a 1,26, subito dopo però parte la staffetta, che è una bella festa, nonostante gli organizzatori un po’ troppo nervosi che urlano contro gli atleti (mi hanno anche ammonita perché ho attraversato la pista….). Nella staffetta diamo tutto quello che possiamo, ci incitiamo un sacco a vicenda: Isa, Paola, Cristiana e finisco io.

Dopo soli quattro giorni partecipo a un trofeo di salti a Caracalla, insieme a Ugo mi cimento nel lungo e nell’alto. Il lungo non l ho mai provato, anche perché soffrendo di sciatica, l’idea di buttarmi sedere a terra sulla sabbia mi fa paura. Ogni salto all’arrivo mi metto a ridere e chiedo scusa al giudici. Salto 3,13 metri, ben 5 cm più di quello che aveva saltato Totò a Rieti. Poi tocca alla gara di alto. Sono rilassata e salto bene. Arrivo fino a 1,32 che è il mio personale. Forse questa è la gara in cui mi sono divertita di più.

Per due settimane niente gare anche perché devo fare un intervento in bocca e devo prendere gli antibiotici. Intanto scoppia il caldo. Il 2 luglio ci sono i campionati regionali individuali alla Farnesina. Una giornata molto ventosa. Nell’ alto siamo solo due, salto 1,20 e vinco la gara, poi provo 1,26 ma non ci riesco (che pippa!). A seguire faccio gli 800, ci metto 2’52”,21, otto secondi meno che a Rieti e la distanza mi piace moltissimo.

Infine 7, 8 e 9 di luglio ci sono i campionati Italiani a Orvieto. A Orvieto venerdì alle cinque fanno 40 gradi all’ombra, il problema è che non c’è ombra da nessuna parte e si schiatta di caldo. Sono iscritta ad alto, 1500 e 800. Nell’ alto avrei potuto figurare bene e invece….. i salti non mi vengono, mi fermo a 1,23 fatto alla terza prova (in prova due giorni prima avevo fatto 1,30 al primo salto..). La gara è bella, ci sono due altissime e bravissime che falliscono per un pelo il record italiano di categoria (1,50), poi si chiacchiera e ci si incita a ogni salto. Il sabato tocca al 1500, gara che non ho preparato, anche perché con il caldo che ha fatto e gli antibiotici che ho preso le ripetute mi venivano una schifezza. Marco mi dice che la devo fare a 4’/km è che se al 300 passo in meno di 1’12” sono una deficiente. Al 300 passo tipo a 1’09”, poi non capisco più niente anche perché il 700 non mi ricordo quanto dovevo passare. Ugo prende i tempi e mi ha detto poi che al 1000 sono passata in 3’49”, lui me lo ha detto, ma io non li ho sentiti, mi sembrava di stare ancora bene tanto che supero pure una, quando passo all’ultimo giro vedo il cronometro che dice 4’20” e penso: dai c’è l’ho fatta a chiudere sotto i sei minuti; al 1200 arriva la “botta”. Faccio gli ultimi 300 metri che sembro Fantozzi, arrivo gemendo e mi butto a terra, concludo in 6’02”,03 che anche se è il mio personale è una schifezza. Domenica mattina tocca agli 800, prima della gara, tra le compagne di corsa (che sono sempre le stesse) ci si dimentica della tensione parlando di menopausa, poi si parte, ci metto 2’52”,25. Quattro centesimi più della settimana scorsa, ma mi sento bene e mi diverto, forse potevo anche osare qualcosina di più.. Ne ho fatte tantissime è ancora non mi è passata la voglia, adesso vado a fare un altro 800 ad “Atletica di sera”.

Atletica di sera

La manifestazione atletica di sera l’avevo vista sul sito Fidal anche gli anni scorsi, ma non avevo potuto partecipare. Mi incuriosiva l’idea di trovarmi alla farnesina a correre in pista in una sera d’estate al fresco della sera dopo il solleone della giornata. Mi iscrivo agli 800 metri, la gara è prevista per le 22,50. Generalmente a quell’ora io dormo già da più di mezz’ora, spero comunque che le gare anticipino perché chi mai è così pazzo di iscriversi?

Arrivo alle nove e invece c’è un sacco di gente, anche le categorie esordienti. Le gare accumulano ritardo e c’è un caldo umido che anche se stai fermo hai la maglietta zuppa. Comunque passo amenamente il tempo chiacchierando con una mia amica. Alle undici devono ancora partire le batterie degli 800 uomini (sono cinque) e io inizio ad avere sonno. Mi sono scaldata e ogni tanto faccio qualche allungo per tenermi sveglia. Non mi sento male, le gambe le sento leggere, anche se mi fa strano correre così tardi. Intanto le altre concorrenti che hanno un tempo di accredito simile al mio hanno riununciato e se ne sono andate, le altre hanno un accredito di 2’40” o meno e una invece ben superiore ai 3′, realizzo che devo correre da sola.

Lo start viene dato alle 23:41. Non mi guardo il tempo ai passaggi ai 100 e 200 (anche perché non ci vedo bene) mi metto penultima, non troppo distante dalla terzultima, ma quando passo ai 400 scopro che sono passata poco sopra 1’20”, troppo forte per me…. ai 500 dico forte: “Marcella tieni!”, perché sento che la botta di acido lattico sta arrivando, ma non c’è niente da fare, le gambe non ne vogliono sapere, rallento miseramente e concludo in 2’54”,45 (non mi era bastata la lezione del 1500?) mannaggia!!! Sapevo di poter fare meglio!!!!  Comunque ho la scusa che a quell’ora non avevo mai corso e che non vedevo i passaggi nell’orologio, Marco mi dice che sono una fessacchiotta ma che non c’è niente da fare, sono fatta così.

Torno a casa mestamente e per consolarmi mi sfondo tre etti della caciotta della Paolessi, con un bel bicchierone di vino, mi addormento sognando di correre un 800 in 2’49”. Questa forse era l’ultima della stagione, ora vado in vacanza dalla pista

Tante buone corse a tutti!

Magnis Itineribus

Dagli Aforismi del Presidente: a marce forzate – Riferito alle truppe che nelle singole tappe giornaliere compivano il più ampio spostamento possibile.

Questo anno ci ha visto compiere grandi passi, talvolta sembrava fossero più lunghi della gamba. All’ultimo, quando sembrava fosse il momento di andare tutti in vacanza (ma questa parola abbiamo capito che per noi non esiste) la Direttrice gli ha dato forte con una doppietta Danimarca-Pessasseroli, accompagnata dall’inossidabile Alice e da un gruppo di incalliti giovani rifondaroli.

Queste truppe rifondarole in movimento ne hanno fatte davvero di tutti i colori: corse, tornei sportivi, orienteering, escursioni, equitazione, mountain bike, tuffi in piscina, street boulder, slackline, staffette singole e duathlon, partitone di calcio e tanto altro. Quest’anno la cornice del campo estivo è stata Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Adulti, ragazzi e bambini si sono inoltre cimentati, il penultimo giorno del campo, nell’Ecolonga, celebre manifestazione che vede gli adulti impegnati in una magnifica corsa trail di 13,2 km e una non competitiva di 6 km in montagna e le categorie giovanili in competizioni su strada, dentro Pescasseroli. Questi ultimi hanno ben figurato, colorando di verde i vicoli e le strade del borgo con le maglie sociali, senza sponsor e senza padroni. Anche questa scelta risalta tra la mischia, dove le maglie sociali sono piene di pubblicità di bar, pizzerie, negozi di materiali elettrici e per l’edilizia.

Anche i grandi si destreggiano bene tra cinghiali, vacche podoliche e rupicapre locali. La Vipera berus deve tirar fuori tutta la sua podolicità per riacchiappare in extremis una Cristiana lanciata sui tratturi come una cavalla selvaggia, a suo perfetto agio sia nei single track che nelle sassose carrareccie del versante abruzzese del Parco. Non paga della somarata serale si è poi scatenata in notturne danze tribali supportata dal Boattini e da Mr Pumpkin, propiziatorie per la prossima gara.

La Vipera però, giunta nel podio di categoria, si dice abbia acciuffato un caciocavallo delle dimensioni di un rognone podolico, nonché 150 euro in denaro e un buono da 200 euri da spendere nel celebre sexy shop di Opi, paesino di  408 abitanti, con il più grande negozio di articoli sexy di tutta la Marsica. Alcuni dicono si tratti di leggende… bah, chi può dirlo?

Meno male che Marcella e Ugo, ai campionati italiani Master a Orvieto, tengono alti i colori societari con una serie di gare e concorsi in pista, facendoci come sempre ben figurare, ma perdendosi la staffettona finale e il mega partitone adulti-ragazzi, attività di alto valore aggregativo e liberatorio, sempre che non si scateni la rissa in campo…

Appendice: Tipologie di donna.

La donna a punta. Dicesi donna a punta quella con caratteristiche somatiche e psichiche secaligne e pungenti. In gara sono pericolose in quanto tenaci e tignose, difficilissime da battere.

La donna o femmina  accabadora: Con il termine sardo femina accabadora, oppure femina agabbadòra, comunemente accabadora (s’accabadóra, lett. “colei che finisce”, deriva dal sardo s’acabbu, “la fine”) si soleva indicare una donna che uccideva persone di qualunque età in condizioni di malattia tali da portare i familiari, o la stessa vittima, a richiederne l’eutanasia. Il fenomeno avrebbe riguardato alcune regioni sarde come Marghine, Planargia e Gallura. (Wikipedia).

La donna podolica: è quella che non si ferma davanti a nulla, come la vacca podolica, rade al suolo recinti, sradica alberi, si incolla le macere, pur di proseguire lungo il suo tratturo o luogo di pasturazione e abbeveraggio o, nel caso di donna, raggiungere il suo obiettivo.

Direte: cosa c’entra in tutto ciò? Gli è che in questo campo estivo, con 4 ore di sonno notturno, spesso ci si teneva svegli facendo delle accurate ricerche e osservazioni scientifiche…

Buone vacanze e alla Prossimaaaaa!