Il senso della vipera per la neve e per… le botti!

Una doppietta all’insegna del gelo e delle rigide temperature invernali, insolite a queste latitudini. Un meno 10 di Monte Livata (e forse qualche grado in meno nei campi carsici innevati di Campaegli) non hanno però impedito alla solita “banda di matti” di percorrere l’ormai mitico Winter Trail che da qualche anno si disputa sulle montagne dell’appennino sublacense, nelle splendide faggete dei Monti Simbruini.

Andando verso Campo dell’Osso, location della prova del trail, ho vissuto l’aspettativa della gara come un salto nel buio, non tanto per la presenza di neve che poi si è rivelata non eccessivamente alta ma tuttavia poco battuta, quanto per il freddo e il vento, veramente notevole sin dalle basse quote e nocivo per un animale a sangue freddo qual è una Vipera berus.

Tuttavia, come si dice a Roma, è ita. Imbacuccata davvero come la Befana (non per niente trattasi del 7 gennaio), ho corso mezza gara con un losco figuro che poteva sembrare Diabolick, alla fine rivelatosi come Pasquale P., un nostro stimato ex compagno di squadra rifondarolo. All’arrivo, tutti stipati nella casetta di legno del Parco, a bere the bollente, sembrava di essere in una via di mezzo tra il campo base di una spedizione in Alaska e la taverna del primo Star Wars in cui Skywalker e Ben Kenobi  incontrano Han Solo e Chewbecca, peccato manco un cordialino, un vin brulee, un amaro lucano o qualche cicchetto a riscaldare gli animi. Una 3° posizione come donna over… beh lasciamo perdere over cosa, mi ha rinfrancata del clima siberiano e dell’assenza di qualcosa di forte e posso dire di essere tornata a casa contenta e soddisfatta.

Infatti, galvanizzata da ciò che tutto sommato può essere considerata una fantastica esperienza di una certa “estremità”, the day after, mi sono rigettata in maniera del tutto inconsulta in un nuovo trail indetto a scopi benefici, organizzata dalla “Vichinga” e dal nome e dalla location quanto mai bizzarre: La Botte Trail. E voi direte a questo punto che per un’ubriacona come me, non poteva esserci sede migliore, tuttavia, per chi non lo sapesse, La Botte è una piccola e graziosa frazione di Guidonia, posizionata sotto i Monti Lucretili, con una dimensione ancora decisamente agricola, Per cui anche qui alla fine si è andato a the bollente e addio al grappino. Le temperature, circa -3* C, sembravano quelle di un clima primaverile a confronto del giorno prima, quindi la prova, su un terreno asciugato dalle rigide tramontane, si è rivelata una facile e corroborante passeggiata di salute.

Ora vorrei dire ai miei illustri e rosiconi compagni di squadra se questa doppia prova-somarata non merita almeno i 5 punti della mezza farsa natalizia dei Babbi Natali a cui in ogni caso vorrei dedicare questa breve filastrocca dalla rima baciata:

La Befana vien dalla Botte con le scarpe tutte rotte
Per chi la sfotte son tante botte
Per chi ci crede so angurie cotte
Vien dai monti con il gelo e la tramontana
Con il cappello e la bandana
Viva Viva La Befana!

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