Tutti gli articoli di Paola Paolessi

Paola Paolessi, detta “La Secca” o “Vipera berus” è una cittadina del mondo. Nata e cresciuta nelle borgate romane ha fondato e suonato nel gruppo dei Floema, band punkrockblues psichedelica. Laureata in Scienze naturali e podista di buona lena, ha svolto alcuni tra i mestieri più belli tra cui la Guida Ambientale Escursionistica, il Guardiaparco, la Naturalista, l’Insegnante, l’Istruttrice di Atletica Leggera. E’ la mamma di Lara.

Pensieri, parole e… qualche lacrima di commozione

Una RP polivalente, presente su tutti i fronti in questo maggio da ricordare… Gente vivace, piena di voglia di fare, nonostante acciacchi e stanchezza. A riprova della nostra ecletticità finiamo anche su una rivista specializzata del settore podistico. Queste le ultime avventure assieme a numerosi compagni di squadra e altre storie in cui i giovani e gli istruttori sono stati coraggiosi e instancabili protagonisti.

Vie cave

14 giorni per uscire dal tunnel dell’infortunio ed eccomi incanalata nella via cava. Ma andiamo con ordine. Un mese fantastico, caratterizzato da un ottimo stato di forma, ma farsi prendere la mano e strafare è un attimo. Certo, c’è chi si fa male a 6 al km quando potrebbe andarci a 3. Quindi dico a me stessa: “ma che cavolo vai cercando?”.

In tutti i modi il 22 di maggio oso l’Etrurian trail, ma non sono sola in questa somarata: siamo ben 17 a disputare una gara più che impegnativa nel suo genere. Al termine si conteranno i feriti, tra cui il Lord Nulli, che, abituato a calcare suoli di velluto, qui inciampa e si allunga in malo modo, rischiando una spalla e i punti su una brutta ferita. Giovanni, pur disputando una grande prova, gli tocca cedere il primo posto (almeno per ora) nella classifica criterium, la cui parte alta torna in mano alle due “cignale” Marcella e Paola. In realtà la Vipera berus avrebbe anche mollato quest’anno, se non che, prospettandosi il traguardo Juventino dei tre scudetti consecutivi, si mormora che la Vipera sarebbe intenzionata, alla prossima muta stagionale, a indossare una livrea bianco-nera.

Comunque, tra le quinte, si vocifera cosa fatta il ritorno del figliol prodigo Vastino, (pronuncia: Vastigno)! Colgo l’occasione per un affettuoso bentornato al nostro atleta, compagno di tante avventure e allievo del maestro Yota Enzo.

Free runners

Nel frattempo i ragazzi sono alla palestra Fulvio Bernardini per un particolare triathlon che prevede, oltre al nuoto e alla corsa, il free climbing. Questo dopo un sabato di corse, salti e lanci in pista. In questo nuovo contest i nostri si distinguono brillantemente ma la parola la lascio alla Direttrice e a Nulli, che hanno assistito alle varie attività con il solito dono dell’ubiquità.

Quasi per caso….

Oggi, alla casa circondariale (un modo più grazioso di dire carcere) di Rebibbia, RP c’era. Eravamo in pochi ma buoni. Beniamino, Alessandra, Andrea, Federica, Francesca e tutto lo staff della UISP Roma hanno contribuito a far passare una giornata diversa alle ragazze detenute, una iniziativa di grande significato e spessore umano, questa staffetta al femminile davvero travolgente. 11 ragazze per squadra su un percorso di 1100 m tra i “bracci” della legge romana. Ragazze da tutto il mondo, rumene, albanesi, sudamericane… nella mia squadra addirittura una newyorkese davvero da tesserare per la prossima 4×400 societaria. Tutte lì quasi per caso.

Al ritorno, mentre con la Direttrice si rifletteva sull’iniziativa appena svolta, pensavamo alle donne appena conosciute, interne al penitenziario più grande di Roma e forse d’Italia… una vera città. Poi a casa continuavo a pensare a cose forse un po’ stupide ma che come un tarlo mi picchiavano la testa e dicevano più o meno questo:

  • Quasi per caso io posso farmi la doccia e scegliere il bagnoschiuma e lo sciampo e poi la cremina idratante… loro no.
  • Quasi per caso io ho uno stipendio e una casa, uno spazio dove tenere le mie cose, i miei tanti inutili oggetti, ma loro no.
  • Quasi per caso la mattina io mi alzo e tra i vari impegni della giornata posso incastrare una bella corsetta all’aria aperta. Loro no
  • Quasi per caso io la sera torno a casa e posso abbracciare mia figlia. Loro no.
  • Quasi per caso loro ora sono lì dentro e io no.

Saluti e baci a tutti.

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Benedicite, omnes

Una trasferta societaria all’insegna del misticismo, dell’unione e fusione con la natura e le sue divinità, del buon cibo e del buon vino. Cosa si può desiderare di più? Ma andiamo con ordine, senza dilungarci troppo sull’elemento sportivo-agonistico chiave della trasferta Sociale di Rifondazione Podistica a Subbiano (spero ci pensi qualcuno), esaminiamo invece in questa sede gli aspetti socio-culturali, etnografici e perché no, spirituali di tutta la faccenda.

La Verna

Un’escursione bellissima dal Santuario de La Verna fino al Monte Penna, almeno per quel giorno ci ha forse reso più buoni.

Ci riempiamo i polmoni e gli occhi e tutti i nostri sensi di quei boschi di abeti bianchi, di cui, come colonne del cielo, non si vede la fine, di quelle pietre spaccate, che come zattere alla deriva, dalla Liguria portano un pezzo di ciò che un tempo fu la barriera corallina di un mare poco profondo e ora cornice di pittoreschi strapiombi sulle Foreste Casentinesi, di quel sottobosco di Anemone nemorosa, di Cardamine e Mercuriale, che come un verde oceano ondeggia alla brezza del monte, di quel saio e quel giaciglio che furono di San Francesco d’Assisi, protettore degli italiani, dei lupi, e forse anche dei matti come noi che la mattina ci alziamo per andare a mortificare il nostro corpo e gioire della grande fatica di una corsa dalle mille salite.

Poi ancora al Santuario, ammiriamo le opere di Andrea della Robbia, splendide ceramiche di candida purezza, cesellate con la tecnica della ceramica policroma invetriata, inventata proprio da suo zio Luca della Robbia.

Per approfondire: Andrea della Robbia su Wikipedia.

Poi, al termine di una processione, nella Chiesa del Santuario, riceviamo la Benedizione di un Frate che emoziona e coinvolge molti di noi.

C’è da dire, inoltre, che la nostra guida, ci illustra diversi aspetti legati alla storia e ai miti di questa splendida zona. Mi colpisce molto la figura di Laverna.

Per approfondire: Laverna su Wikipedia

“Laverna è una divinità della mitologia romana[1] appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes.

Protettrice dei ladri e degli impostori, il suo culto era presente soprattutto a Roma (come attesta Festo) con ben due lucus: aveva infatti un’ara e un boschetto sacri sull’Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria; Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola[2].

……..Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento[3]:

« Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna.

Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti…  »”.

A Laverna è intitolato l’asteroide 2103 Laverna.

L’Aloha Presidenziale

Dopo la benedizione del Frate Francescano nel santuario della Verna, recepita da molti di noi con grande suggestione, Ci soffermiamo, su sollecitazione del Presidente, a considerare lo Spirito di Aloha.

Tratto da: LO SPIRITO DI ALOHA
di Serge Kahili King
tradotto in italiano da M. Teresa Catani

“LA FILOSOFIA DI ALOHA

  1. IKE: Il mondo è quello che uno pensa che sia.
  2. KALA: Non esistono limiti.
  3. MAKIA. L’energia fluisce dove va l’attenzione.
  4. MANAWA: Il momento del potere è ora.
  5. ALOHA. Amare significa essere felice con chiunque.
  6. MANA. Tutto il potere viene da dentro noi stessi.
  7.  PONO. Il risultato è la misura della verità.

……..

Nel linguaggio Hawaiiano, aloha vuol dire molto di più di un semplice “ciao” o “arrivederci” o “amore”. Il suo significato più profondo implica “l’allegria (aho) di condividere (alo) energia vitale (ha) nel presente (alo).”.

Più si condivide quest’energia più ci si sintonizza con il Potere Divino, quello che gli Hawaiiani chiamano mana. Usare, con amore, questo potere incredibile è il segreto che ci porta alla realizzazione della vera salute, felicità, prosperità e successo.

Questa è la tecnica più potente del mondo e, anche se estremamente semplice, forse non risulta facile perché bisogna ricordarsi di praticarla, molto spesso. E’ un segreto che è stato dato all’umanità più e più volte ed ora, ancora una volta, sotto un’altra forma:

Benedite tutti, e tutto ciò, che rappresenta quello che desiderate”.

Per approfondimenti: Alohainternational.

Il Saluto al Sole, Surya Namaskara

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Surya Namaskara

“Surya Namaskara, ovvero il saluto al sole, è una serie di asana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito “surya” che significa “sole”, e “namaskara” che significa “saluto”.

La serie di asana viene eseguita dai praticanti yoga al mattino, al momento del sorgere del sole, per poter meglio sfruttare l’energia solare presente in quel momento.

Lo scopo di questa sequenza, è inizialmente quello devozionale nei confronti del sole. Il sole (surya) è infatti sin dai tempi antichi identificato come colui che genera la vita con i suoi raggi energetici che fanno fiorire l’uomo e la natura. Ma lo scopo non è solo devozionale e simbolico, ma è anche fisico. Infatti la pratica del saluto al sole ha il compito di sciogliere, allungare e rendere flessibili i muscoli. Inoltre Surya Namaskara massaggia gli organi interni e amplia la respirazione. I maestri yoga consigliano di svolgere sempre un “Saluto al Sole” al mattino e comunque sempre prima di una sessione di Hatha Yoga, in quanto prepara il corpo e la mente alle successive asana”.

La mattina e la sera, alcuni hippies rifondaroli si sono dedicati, durante la trasferta, a questa salubre pratica, rinvigorendo corpo e spirito, altrimenti mortificato da sforzi e stravizi di cui appresso si farà menzione.

Panem et vinum

Due elementi base della nutrizione sana e benzina del corpo e dello spirito. Il buon pane sciapo toscano (magari sotto forma del tipico crostino) e il buon Chianti non possono essere tralasciati in quanto protagonisti a pieno titolo in questa trasferta.

Sono stati loro i nostri integratori e ci hanno sostenuto nel culmine della salita. E quando stava per scattare la mala parola, il mal di fegato ci ha ridimensionato e mortificato nella carne e nello spirito, facendoci fare il mea culpa, ricordandoci che non nell’abuso, ma nell’equilibrio è la giusta e retta via.

Il Salame più lungo

E per finire, dopo tanta spiritualità un po di leggerezza…  dopo aver saziato la fame dello spirito sopraggiunge la fame del corpo e quindi della vita l’aspetto materiale: quale miglior esempio se non il vile e terricolo insaccato altresì detto salame?

Mi scusino i vegetariani, vegetaliani, vegan e macrobiotici, ma tra i tanti premi conseguiti il salame di Marcella è sicuramente un’icona. Un simbolo di buon auspicio e di prosperità.

E infatti: conoscere il salame.

Da cui mettere in evidenza ciò che segue:

“Nel corso dei secoli si è evoluto in diverse varietà, fino a costituire una vera e propria famiglia, con specialità per ogni regione. I salami italiani si distinguono tra loro per il tipo di macinatura della carne (che può essere fine, media o grossa) e per le spezie e gli ingredienti (aglio, peperoncino, semi di finocchio, vino e altro) che contribuiscono a dare a ogni singolo tipo una spiccata personalità. La carne, il grasso e gli eventuali altri ingredienti macinati vengono insaccati e lasciati stagionare. Ed è proprio verso la fine della stagionatura che ogni salame acquista il suo tipico aroma. La forma è generalmente allungata, di dimensioni variabili, mentre all’interno la fetta si presenta di color rosso con grasso bianco/rosa, con un profumo intenso e appetitoso e un sapore ben definito.
Tra i salami più conosciuti ci sono il Milano (a grana finissima), il Felino (a grana media), l’Ungherese (a grana fine e leggermente affumicato), il Napoli (a grana fine), mentre ben sette varietà, il Salame Brianza, il Salame Piacentino, il Salame di Varzi, la Soppressata di Calabria, la Salsiccia di Calabria, i Salamini italiani alla Cacciatora e la Soprèssa Vicentina hanno ricevuto il contrassegno comunitario DOP; il Salame d’oca di Mortara, il Salame Cremona, il Salame Sant’Angelo e il Ciauscolo hanno invece ottenuto l’indicazione geografica protetta (IGP)”

 E allora direi di finire in allegria con un’ultima ricerca su questo tipico preparato della gastronomia popolare italiana che negli anni ha allietato nei giorni di festa le tavole dei nostri antenati, immersi in una realtà contadina e agreste, alla base della nostra cultura e all’origine di un intimo contatto con la natura e con lo spirito che è in essa.

Come vedete il cerchio si chiude.

Qui sotto un video ed altre foto della gara, alcune inviateci dagli amici della Subbiano Marathon (altre foto a questo link):

 

1° maggio senza Vivifiume

Per me il primo maggio quest’anno è cominciato prima, con la consapevolezza che senza la Vivifiume non sarebbe stato lo stesso. Una gara a Palombara il  30 aprile, in serata, avrebbe dovuto sublimarne la mancanza e anche quella di un’assenza giustificata dal campo, il sabato mattina. Penso alla Direttrice sola soletta ad allenarsi allo Stadio dei Marmi senza di me  e mi sale la nostalgia. La realtà è che ci tolgono gli spazi, per correre, per stare insieme. Ci tolgono gli argini, ci tolgono le spiagge, ci precludono mari e monti. E cosa peggiore vogliono toglierci il tempo, per stare insieme, condividere, vivere emozioni o semplicemente cazzeggiare.

Tuttavia la gara di Palombara mi fa sentire bene. Corro veloce come un treno e poi, l’indomani lessa come una zucchina, dopo un lunghetto tranquillo e sonnolento, sono indecisa su come trascorrere questo I° maggio. Il mio essere Vipera berus mi porterebbe alla Festa di San Domenico a Cocullo, altresì detta Sagra dei serpari mentre l’animo punk mi porterebbe al Forte Prenestino.

Prevale una via di mezzo (perché poi?), cioè il Concertone a Piazza San Giovanni, in cui c’è il Santo e forse anche i serpenti (a buon intenditor…), ma stare tra la gioventù  e pogare al ritmo dei Modena City Ramblers come vent’anni fa non è male!

E allora: Oh Bella Ciao, Bella Ciao, Bella Ciao Ciao Ciaooooo!

Buona Festa del Non Lavoro a tutti i Rifondaroli!

La forza di un ideale

A pugno chiuso.

Sul Monte Tancia, nella Corsa del Partigiano, con il groppo in gola e le lacrime agli occhi. Questo bellissimo luogo situato sui Monti Sabini fu teatro di un orribile fatto durante la fine della II Guerra Mondiale:  un gruppo di giovani Partigiani fu braccato e trucidato dai Nazifascisti e successivamente, a seguito di rappresaglie, furono barbaramente uccisi numerosi civili tra cui donne e bambini, abitanti di quei territori non lontano dalla capitale. Ogni anno, da 36 anni a questa parte, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) organizza e presiede la Corsa del Partigiano, che si snoda per 13,5 Km in salita, da Poggio Mirteto fino a Osteria di Tancia, luogo dell’evento, tragico, ma significativo nella storia della Resistenza Italiana.

Poi ancora alla Farnesina… Trofeo Liberazione, con i compagni di squadra, giovani e meno giovani (ma non per questo privi di quella bella dose di follia), salti, lanci, corse e grida liberatorie dello spirito ci fanno uscire fuori dal recinto del campo, oltre e ancora oltre, nelle montagne della Resistenza, dove solo settanta anni fa, donne, uomini, ragazzi poco più che bambini hanno dato la loro vita per una parola: Libertà.

E poi di nuovo la mattina del 25 aprile, Corri per la Liberazione di Morlupo, 13 Km di saliscendi, di nuovo immersa nel mare verde della Sabina, dove qualcuno ha ancora l’ardire di ricordare, di commemorare, di pronunciare la parola “Liberazione” a pieno titolo, con la consapevolezza di essere il risultato di quella storia, di quei fatti, di quei sacrifici.

3 gare in meno di 36 ore.

Il momento più faticoso? Il 1000 in pista.

La vittoria più bella? La Medaglia di Ruben, terzo al giavellotto.

La cosa più divertente? Gli aneddoti del presidente.

I momenti più entusiasmanti? I ragazzi e i compagni che danno tutto nelle proprie gare, con i magnifici exploit dei fratelli Dalton, del Tudino e del Boattini, buttati nella mischia come veri Partigiani!

La gara più spettacolare? Il 3000 di Lord Nulli a notte fatta, con l’inconfondibile ed elegante falcata di chi in pista la sa lunga.

L’elemento più costante? Il campo battuto palmo a palmo dalla Direttrice h24.

Il pericolo più grande? Rischiare di essere infilzata da un giavellotto.
Il premio più bello? La tessera onoraria di socio dell’ANPI ricevuta dalla Sezione ANPI di Poggio Mirteto a fine gara!

Insomma una due giorni per  festeggiare degnamente la Liberazione, una parola, un ideale, una radice nel profondo che,  in mezzo a tante incertezze ti da forza , energia ed un pizzico di follia…

Terre di Mezzo

Impressioni… non quelle suscitate dai cancelli che si chiudono alle spalle o quelle dei muri così alti e sopra i fili spinati che fanno da posatoi alle cornacchie grigie, neanche quelle degli spicchi di cielo sorvolati dai gabbiani reali…. di questo abbiamo già detto.
Rebibbia è una città con tanti abitanti quanto Arezzo, da cui si viene e si va. Un posto multietnico dove sguardi, andature, tatuaggi, accenti diversi ti catturano l’attenzione. Un paese dove mi sento stranamente a mio agio, forse perché qui siamo tutti imperfetti e della mia imperfezione ne faccio una bandiera.

I colori della mia squadra si confondono con le magliette gialle dei residenti e questa omologazione, diversamente dal solito, mi fa piacere. Poi, senza un minimo di riscaldamento, mi butto nella corsa. E’ un circuito che si snoda tra “i bracci” del carcere, con la gente che grida e ti chiama dalle finestre delle celle. Alcuni di noi si buttano sulla 3 km, capitanati dal Presidente, altri sulla 12 Km. La Direttrice è in piena fase organizzativa con la UISP, con la sua bellissima maglia viola che le invidio!

Lo scorso anno ho corso tutta la gara con Pierluca, quest’anno vedo il gruppone rifondarolo alle mie spalle, poco dietro, mentre i nostri top runners Lord Nulli e Spillo Ricci mi precedono di parecchio. Marcella, esausta e acciaccata della prestazione agli Europei Indoor, molla al termine del secondo giro. Nonostante la fatica, si fanno battute, sempre più a mezza bocca, man mano che i km sulle gambe aumentano e i ritmi incalzano. A 50 m dall’arrivo sopraggiunge la scimmia e la sverniciata di Pierluca che mi coglie alla sprovvista ma poi (oh, come lo conosco!) mi aspetta sul finale.

Con una banana in tasca vado a ritirare la medaglia. Sono orgogliosa di questo risultato, proprio qui, tra queste mura, per poter dedicare la vittoria a lei, la gazzella, domani sarebbe stato il suo compleanno, forse nulla accade per caso. Ma questa è un’altra storia.

E’ ora di uscire. Spero che per qualche ora siamo riusciti a portare un alito di serenità in questo luogo. In fondo la corsa è “evasione”, è vento di libertà. Pochi minuti e il cortile rimane vuoto.

Vazia, Rieti

Questa mitica località, addirittura citata nella letteratura del Punk romano dei primi anni ottanta, è il luogo dove più di 100 anni or sono nacque Quinto Paolessi, detto “Rampichino”.

Quinto figlio di una numerosa famiglia, di tradizione comunista, venne chiamato alle armi e dopo alterne vicende si ritrovò come mitragliere in prima linea sul Don, nella campagna italiana in Russia, durante la II guerra mondiale. Sopravvissuto agli eventi di cui sopra, dopo la prigionia, in buoni rapporti con la popolazione locale, tornò a piedi in Italia, in particolare al Tufello, dove da tempo la sua famiglia si era trasferita.

Ebbe due figli, uno dal primo, l’altra dal secondo matrimonio. Persona tranquilla, saggia, silenziosa, ha svolto in modo onesto, dignitoso e competente il mestiere di carpentiere ferraiolo. Detto anche il “Professore”, era molto stimato per la sua grande dignità morale e fu famoso nel quartiere perché, così come il fratello Angelo, era un abilissimo scalatore, in particolare saliva sugli alberi della cuccagna e prelevava prosciutti e salami e quant’altro appeso in cima.

Dopo molti anni finalmente corro a Vazia nel Trofeo Bar del Secolo (classifica). Penso a mio padre, respiro aria di casa e anch’io riporto a casa una salamella, correndo con lui nel cuore.

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Residuati Bellici

La mattina presto, a Monterotondo, scortata da Lord Nulli, sono già cotta. Mi addormento sulla Salaria e mi risveglio a Fiuggi, quasi dentro le Terme Anticolane. Il buon Sandrino riesce a trovare il posto malgrado le segnalazioni inesistenti. Memore della squalifica recente, mi porto alla spunta quasi un’ora prima della partenza e, anche su consiglio di Alessandro, evito di allontanarmi più di 50 metri dalla partenza.

Piano piano mi sveglio e comincio a guardarmi intorno: pochi romani, tanti dialetti di tutta Italia, interessantissimi pezzi da museo, di cui io ovviamente faccio parte. Tra le serie partenti femminili sono la più vecchia delle più giovani ed è già qualcosa. Mentre mi riscaldo e poi, durante la gara, ad ogni fischio o rimprovero, salto, temendo la squalifica. Ormai è come il campanello di Pavlov!

Comunque, nonostante la fiacca iniziale, porto a termine dignitosamente la gara, arrivando nel mezzo del pacchetto di mischia.

Poi faccio un lunghissimo defaticamento compulsivo per allungare il brodo a questi 4 km per me sempre troppo pochi, mentre i maschi si riscaldano e gareggiano.

I nostri uomini, trio d’eccellenza Nulli-Scozzarella-Capizzi, devono confrontarsi, il primo, con un vecchio carico da undici societrario, un tal Gastone Breccia che qualcuno sicuramente ricorderà….

Gli altri due trovano gradita una piccola sfida in casa, mettendo giusto un po’ di verve sul finale, nonostante acciacchi e fastidi vari.
Tutto sommato ci possiamo stare, in questo Campionato Italiano Master di Cross siamo nel nostro, non facciamo affatto una brutta figura e forse potevamo essere di più, magari una volta la mettiamo come gara societaria.

Poi arriva la foto del Maestro sul podio al cross di Monterotondo, Ale si fa due calcoli e rosica un pochino… però mai il Lord anteporrebbe il pacco alla gloria!

Al ritorno, più cotti di prima, sotto casa del Maestro, già in branda per la ormai famosa pennichella di Jota, quasi quasi ci scappa la serenata con scampanellata e fuga, ma poi mi avvio verso Palombara, con i Black Flag a palla per tenermi sveglia e un incauto acquisto nella borsa: la canotta dell’Italia, non si sa mai…

Hasta Miguel!

Presentiamo qualche foto della giornata di domenica, prima , durante e dopo la Corsa di Miguel (classifica). A seguire qualche riflessione di Paola.

W Giovanni!!!!

Scusate ma mi è venuto naturale. Ormai mi vengono di getto questi pezzi. Oggi dopo aver letto la classifica societaria. Anche il puntarello che mi ha rifilato “a tradimento” l’ottima Marcella a Miguel, che con un magnifico bluff alla partenza, ha surclassato la Vipera berus di due spanne (scherzo, Marceeee!!!!) è andato giù meglio. Questo mitico fratello Dalton (Giovanni Ricci, N.d.R) con la scoppola non ne salta una e comincia anche ad abbassare i tempi… passa dal cross corto alla maratona e in ogni dove corre con il fuoco tra le chiappe!

Comunque questa Corsa di Miguel ha visto una massiva partecipazione societaria, ma lo spettacolo, lo hanno dato loro, come sempre, il settore giovanile e i genitori. I nostri geriatrici master, acciaccati e accasciati, fanno quello che possono, ma loro no, trasudano energia e smalto da vendere, a partire dal piccolo Filippo, mio orgoglio di atletino, per non parlare di tutti gli altri, da Costanza a Livia, da Alice alla piccola Tudina e tutte le altre e altri… (qualche foto nell’area riservata).
Bellissime e bravissime anche tutte le donne, massiccia roccaforte mai vista in questa società.

E che dire di Antonella e la piccola Cecilia?

Siamo una bella squadra. Con tante peculiarità, forse piccole criticità, ma bellissima.

RP non si discute. Si ama.

W Giovanni!!!!-Titolo-

Corse su corse…

Un mese pieno di km, di gare, di attività… Si corre e si fa correre, un giorno dopo l’altro, un passo dopo l’altro. Palombara, Nepi, Bolzano, Farnesina, Monti Simbruini, Fulvio Bernardini e allenamenti tra boschi, montagne e Parchi. Tanti impegni per grandi e piccoli che non diminuiscono la voglia di fare e ci portano all’evento culminante del mese: La Corsa di Miguel che si terrà domenica 31 gennaio.

Ci inventiamo delle storie fantastiche sulle nostre imprese, diventiamo come degli avventurieri che giorno dopo giorno maturano esperienze e crescono… ognuno a modo suo.

Oggi la 3 comuni (classifica da M. Moretti) è stata davvero lunga per Chewbecca che, abbandonata dai suoi compagni di ventura (anche se al traguardo ha incontrato, pensate, nientemeno che la Valchiria in incognito e in grande spolvero), lungo i 22,5 km ha cercato di mantenere la concentrazione in una distanza che non aveva, correndo più con la testa che con le gambe e chiudendo tutto sommato con dignità questa insidiosa Regina d’Inverno.

Ma ieri i ragazzi di RP hanno dato il meglio all’Impianto Fulvio Bernardini, in una Pietralata dal sapore di altri tempi, scatenando l’onda verde che ormai conosciamo bene. Avanti a tutti la piccola Anna, minuscolo esserino che sembra uscire da un libro di fiabe e poi Giorgio, Alessandro, Leonardo e i più grandi, ormai atleti maturi e consapevoli, nostra linfa vitale energetica e fantasiosa…

Un grazie speciale a tutti i rifondaroli, maestri, atleti e genitoratleti, compresi coloro che in contemporanea alle staffette e alle gare alla Fulvio Bernardini, ieri, si allenavano e allenavano alla Farnesina… ormai siamo talmente veloci da avere il dono dell’ubiquità!

Palombara mon amour…

Eccoci alla Millenium Falcon… ooops volevo dire la Millenium Solidarity, cioè la gara che da qualche anno viene organizzata a scopi benefici. Quest’anno la raccolta ha sostenuto l’Associazione “Una Terrazza sull’Infanzia”, che da diversi anni opera in favore di bambini che vivono in paesi dove purtroppo c’è guerra e disperazione.

Un trio di Rifondaroli formato da Lord Nulli, Marceila Organa e la Secca Chewbecca, partono alla ventura in una impegnativissima gara di 12 km, competitiva (classifica dal sito di M. Moretti). Ma il fatto più interessante è il nutrito gruppo di bambini e ragazzi che si lanciano per le strade di Palombara nel disputare una 2 km non competitiva, distanza di tutto rispetto per una gara di questo tipo, rivolta anche alle categorie giovanili.

Il fatto ancora più entusiasmante è rappresentato dai giovani atleti palombaresi presenti alla gara. Sono gli stessi che da alcuni mesi si allenano costantemente, con impegno e tanta allegria al campo sportivo Torlonia, il lunedì e il giovedì pomeriggio. Sono i protagonisti del progetto “Atleticamente… Naturalmente” avviato dalla A.S.D. Rifondazione Podistica con il supporto e il patrocinio del Comune di Palombara, le sovvenzioni del progetto “CONI Ragazzi”, l’impegno dell’Assessore allo Sport Stefano Meloni e della ditta MUSA s.r.l., gestrice del campo sportivo e la collaborazione di istruttori e tecnici del territorio. Un tipico esempio di una iniziativa che sta dando buoni risultati proprio grazie all’impegno, la sinergia e la collaborazione di tutte le realtà presenti nel territorio, a riprova del fatto che insieme si può fare bene e molto di più che da soli.

Durante la corsa, i giovani atleti, sono stati sostenuti da alcuni atleti giovani ma più “anziani”, già da anni impegnati nelle attività sportive giovanili di Rifondazione Podistica, che hanno letteralmente scatenato una bellissima onda di partecipanti a partire dai cuccioli per arrivare ai ragazzi e a qualche adulto che generosamente ha supportato i rappresentanti più giovani della spedizione.

A fine gara i festeggiamenti a tarallucci e generosi bicchieri di vino nella Taverna di Chewbecca la Secca, noto peloso e irascibile ominide locale!