Una scorpacciata di pista

Quest’anno, l’anno dei cinquant’anni, il mio fisico sembra assecondare ogni mio capriccio e mi ha fatto togliere un sacco di sfizi. Una mezza maratona fatta dieci minuti più veloce della precedente, la maratona, personale sui 10000 (anche se li ci sarebbe da migliorare), mancava la pista. Da quando ho fatto la mia prima gara in pista nel 2012 mi sono riproposta di partecipare a quante più gare potevo. Da allora, alla prima gara in pista della stagione mi sono infortunata ogni anno, ma non mi sono data per vinta. Impossibilitata a correre ho partecipato a gare di salto in alto, dove ho scoperto che vado benino, e a gare di giavellotto di cui vanto un titolo regionale, vinto in quanto unica partecipante.

La mia prima gara in pista quest’anno la faccio il 25 aprile a sole tre settimane dalla maratona. Un mille corso in meno di 3’45”, ma salta il cronometraggio e rimane la voglia di ripetere l’esperienza.

A giugno si intensificano le gare: il 3 a Rieti faccio 400, 800 e staffetta 4×100 con Totò, Juma e Alice. I 400 non li so fare, ma gli 800 mi piacciono, li faccio cauta, arrivo fresca e con la voglia di ripeterlo. Il 6 giugno c’è il runfest per il Golden gala. Partecipo a un 1000 in pista ai Marmi. I primi tempi di categoria faranno il 1000 all’Olimpico durante il Golden Gala. Lo chiudo in 3’41’,10, mio personale migliorato di due centesimi. Non rientro per un soffio ma sono contentissima e due giorni dopo mi emoziono a vedere correre le mie compagne all’Olimpico.

Arrivano i regionali a squadre, quest’anno riusciamo a portare la staffetta 4×400 maschi e femmine!!!!! Sono iscritta anche all’ alto. Nonostante avessi saltato 1,30 in prova giorni prima, salto male e mi fermo a 1,26, subito dopo però parte la staffetta, che è una bella festa, nonostante gli organizzatori un po’ troppo nervosi che urlano contro gli atleti (mi hanno anche ammonita perché ho attraversato la pista….). Nella staffetta diamo tutto quello che possiamo, ci incitiamo un sacco a vicenda: Isa, Paola, Cristiana e finisco io.

Dopo soli quattro giorni partecipo a un trofeo di salti a Caracalla, insieme a Ugo mi cimento nel lungo e nell’alto. Il lungo non l ho mai provato, anche perché soffrendo di sciatica, l’idea di buttarmi sedere a terra sulla sabbia mi fa paura. Ogni salto all’arrivo mi metto a ridere e chiedo scusa al giudici. Salto 3,13 metri, ben 5 cm più di quello che aveva saltato Totò a Rieti. Poi tocca alla gara di alto. Sono rilassata e salto bene. Arrivo fino a 1,32 che è il mio personale. Forse questa è la gara in cui mi sono divertita di più.

Per due settimane niente gare anche perché devo fare un intervento in bocca e devo prendere gli antibiotici. Intanto scoppia il caldo. Il 2 luglio ci sono i campionati regionali individuali alla Farnesina. Una giornata molto ventosa. Nell’ alto siamo solo due, salto 1,20 e vinco la gara, poi provo 1,26 ma non ci riesco (che pippa!). A seguire faccio gli 800, ci metto 2’52”,21, otto secondi meno che a Rieti e la distanza mi piace moltissimo.

Infine 7, 8 e 9 di luglio ci sono i campionati Italiani a Orvieto. A Orvieto venerdì alle cinque fanno 40 gradi all’ombra, il problema è che non c’è ombra da nessuna parte e si schiatta di caldo. Sono iscritta ad alto, 1500 e 800. Nell’ alto avrei potuto figurare bene e invece….. i salti non mi vengono, mi fermo a 1,23 fatto alla terza prova (in prova due giorni prima avevo fatto 1,30 al primo salto..). La gara è bella, ci sono due altissime e bravissime che falliscono per un pelo il record italiano di categoria (1,50), poi si chiacchiera e ci si incita a ogni salto. Il sabato tocca al 1500, gara che non ho preparato, anche perché con il caldo che ha fatto e gli antibiotici che ho preso le ripetute mi venivano una schifezza. Marco mi dice che la devo fare a 4’/km è che se al 300 passo in meno di 1’12” sono una deficiente. Al 300 passo tipo a 1’09”, poi non capisco più niente anche perché il 700 non mi ricordo quanto dovevo passare. Ugo prende i tempi e mi ha detto poi che al 1000 sono passata in 3’49”, lui me lo ha detto, ma io non li ho sentiti, mi sembrava di stare ancora bene tanto che supero pure una, quando passo all’ultimo giro vedo il cronometro che dice 4’20” e penso: dai c’è l’ho fatta a chiudere sotto i sei minuti; al 1200 arriva la “botta”. Faccio gli ultimi 300 metri che sembro Fantozzi, arrivo gemendo e mi butto a terra, concludo in 6’02”,03 che anche se è il mio personale è una schifezza. Domenica mattina tocca agli 800, prima della gara, tra le compagne di corsa (che sono sempre le stesse) ci si dimentica della tensione parlando di menopausa, poi si parte, ci metto 2’52”,25. Quattro centesimi più della settimana scorsa, ma mi sento bene e mi diverto, forse potevo anche osare qualcosina di più.. Ne ho fatte tantissime è ancora non mi è passata la voglia, adesso vado a fare un altro 800 ad “Atletica di sera”.

Atletica di sera

La manifestazione atletica di sera l’avevo vista sul sito Fidal anche gli anni scorsi, ma non avevo potuto partecipare. Mi incuriosiva l’idea di trovarmi alla farnesina a correre in pista in una sera d’estate al fresco della sera dopo il solleone della giornata. Mi iscrivo agli 800 metri, la gara è prevista per le 22,50. Generalmente a quell’ora io dormo già da più di mezz’ora, spero comunque che le gare anticipino perché chi mai è così pazzo di iscriversi?

Arrivo alle nove e invece c’è un sacco di gente, anche le categorie esordienti. Le gare accumulano ritardo e c’è un caldo umido che anche se stai fermo hai la maglietta zuppa. Comunque passo amenamente il tempo chiacchierando con una mia amica. Alle undici devono ancora partire le batterie degli 800 uomini (sono cinque) e io inizio ad avere sonno. Mi sono scaldata e ogni tanto faccio qualche allungo per tenermi sveglia. Non mi sento male, le gambe le sento leggere, anche se mi fa strano correre così tardi. Intanto le altre concorrenti che hanno un tempo di accredito simile al mio hanno riununciato e se ne sono andate, le altre hanno un accredito di 2’40” o meno e una invece ben superiore ai 3′, realizzo che devo correre da sola.

Lo start viene dato alle 23:41. Non mi guardo il tempo ai passaggi ai 100 e 200 (anche perché non ci vedo bene) mi metto penultima, non troppo distante dalla terzultima, ma quando passo ai 400 scopro che sono passata poco sopra 1’20”, troppo forte per me…. ai 500 dico forte: “Marcella tieni!”, perché sento che la botta di acido lattico sta arrivando, ma non c’è niente da fare, le gambe non ne vogliono sapere, rallento miseramente e concludo in 2’54”,45 (non mi era bastata la lezione del 1500?) mannaggia!!! Sapevo di poter fare meglio!!!!  Comunque ho la scusa che a quell’ora non avevo mai corso e che non vedevo i passaggi nell’orologio, Marco mi dice che sono una fessacchiotta ma che non c’è niente da fare, sono fatta così.

Torno a casa mestamente e per consolarmi mi sfondo tre etti della caciotta della Paolessi, con un bel bicchierone di vino, mi addormento sognando di correre un 800 in 2’49”. Questa forse era l’ultima della stagione, ora vado in vacanza dalla pista

Tante buone corse a tutti!

Magnis Itineribus

Dagli Aforismi del Presidente: a marce forzate – Riferito alle truppe che nelle singole tappe giornaliere compivano il più ampio spostamento possibile.

Questo anno ci ha visto compiere grandi passi, talvolta sembrava fossero più lunghi della gamba. All’ultimo, quando sembrava fosse il momento di andare tutti in vacanza (ma questa parola abbiamo capito che per noi non esiste) la Direttrice gli ha dato forte con una doppietta Danimarca-Pessasseroli, accompagnata dall’inossidabile Alice e da un gruppo di incalliti giovani rifondaroli.

Queste truppe rifondarole in movimento ne hanno fatte davvero di tutti i colori: corse, tornei sportivi, orienteering, escursioni, equitazione, mountain bike, tuffi in piscina, street boulder, slackline, staffette singole e duathlon, partitone di calcio e tanto altro. Quest’anno la cornice del campo estivo è stata Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Adulti, ragazzi e bambini si sono inoltre cimentati, il penultimo giorno del campo, nell’Ecolonga, celebre manifestazione che vede gli adulti impegnati in una magnifica corsa trail di 13,2 km e una non competitiva di 6 km in montagna e le categorie giovanili in competizioni su strada, dentro Pescasseroli. Questi ultimi hanno ben figurato, colorando di verde i vicoli e le strade del borgo con le maglie sociali, senza sponsor e senza padroni. Anche questa scelta risalta tra la mischia, dove le maglie sociali sono piene di pubblicità di bar, pizzerie, negozi di materiali elettrici e per l’edilizia.

Anche i grandi si destreggiano bene tra cinghiali, vacche podoliche e rupicapre locali. La Vipera berus deve tirar fuori tutta la sua podolicità per riacchiappare in extremis una Cristiana lanciata sui tratturi come una cavalla selvaggia, a suo perfetto agio sia nei single track che nelle sassose carrareccie del versante abruzzese del Parco. Non paga della somarata serale si è poi scatenata in notturne danze tribali supportata dal Boattini e da Mr Pumpkin, propiziatorie per la prossima gara.

La Vipera però, giunta nel podio di categoria, si dice abbia acciuffato un caciocavallo delle dimensioni di un rognone podolico, nonché 150 euro in denaro e un buono da 200 euri da spendere nel celebre sexy shop di Opi, paesino di  408 abitanti, con il più grande negozio di articoli sexy di tutta la Marsica. Alcuni dicono si tratti di leggende… bah, chi può dirlo?

Meno male che Marcella e Ugo, ai campionati italiani Master a Orvieto, tengono alti i colori societari con una serie di gare e concorsi in pista, facendoci come sempre ben figurare, ma perdendosi la staffettona finale e il mega partitone adulti-ragazzi, attività di alto valore aggregativo e liberatorio, sempre che non si scateni la rissa in campo…

Appendice: Tipologie di donna.

La donna a punta. Dicesi donna a punta quella con caratteristiche somatiche e psichiche secaligne e pungenti. In gara sono pericolose in quanto tenaci e tignose, difficilissime da battere.

La donna o femmina  accabadora: Con il termine sardo femina accabadora, oppure femina agabbadòra, comunemente accabadora (s’accabadóra, lett. “colei che finisce”, deriva dal sardo s’acabbu, “la fine”) si soleva indicare una donna che uccideva persone di qualunque età in condizioni di malattia tali da portare i familiari, o la stessa vittima, a richiederne l’eutanasia. Il fenomeno avrebbe riguardato alcune regioni sarde come Marghine, Planargia e Gallura. (Wikipedia).

La donna podolica: è quella che non si ferma davanti a nulla, come la vacca podolica, rade al suolo recinti, sradica alberi, si incolla le macere, pur di proseguire lungo il suo tratturo o luogo di pasturazione e abbeveraggio o, nel caso di donna, raggiungere il suo obiettivo.

Direte: cosa c’entra in tutto ciò? Gli è che in questo campo estivo, con 4 ore di sonno notturno, spesso ci si teneva svegli facendo delle accurate ricerche e osservazioni scientifiche…

Buone vacanze e alla Prossimaaaaa!