Amarcord

Riceviamo da Marco e pubblichiamo due foto d’annata, un decimo anniversario di RP ed una vittoria penso alla Maratona a Staffetta. Aiutateci a catalogare gli eventi come ha fatto Ugo più sotto o scrivendo qualche commento in fondo all’articolo.

La staffetta di Ugo

Io c’ero… Le due foto si riferiscono ad un periodo assai travagliato.
Forze centrifughe determinarono la famosa scissione del 2006, che arrivò pochi mesi prima del festeggiamento del decennale.
La vittoria della staffetta ad ottobre fu uno dei forti segnali che la storia di RP non sarebbe finita lì. All’epoca scrissi una cronaca in soggettiva che riporto qui sotto.

Ugo

Vi racconto “la mia staffetta di Villa Borghese”, scusandomi in anticipo se non citerò tutti i protagonisti di questa giornata.
Splendido pomeriggio di sole sul familiare scenario di Piazza di Siena, gioiello architettonico ed ambientale testimone per oltre due secoli di feste sacre e pagane. In tempi più recenti conteso fra le famiglie romane e rutilanti manifestazioni equestri, il luogo è indelebilmente segnato dai garretti del Mola, negli anni teso al rabbioso inseguimento di ogni genere di record che provasse indiscutibilmente la sua superiorità sul livornese (famosi i 13 giri con doppio salto di steccato) (NDR: il livornese è Gastone Breccia, professore, scrittore, nonchè maratoneta da 2h27 scarse, anche detto “GasGas”, poi diventato ‘il voltagabbana’ dopo il trasferimento a Cremona e contemporaneo cambio di squadra).

Il percorso di 8,4km, modificato rispetto alle precedenti edizioni, prevede due giri nervosi con un lungo tratto su erba e si snoda tutto nei dintorni del luogo di partenza, salvo una digressione verso l’ingresso del bioparco (mi veniva da dire zoo, si vede che c’ho un’età). Circa 80 le squadre alla partenza. L’organizzazione ha deciso di modificare la collaudata formula che prevedeva formazioni di cinque elementi di cui obbligatoriamente un over 45 ed una donna, aggiungendo una classifica separata per squadre tutte maschili. Questa modifica sulle prime mi è parsa una boiata, ma conoscendo il mio atteggiamento ipercritico mi sono imposto di rimandare il giudizio a manifestazione conclusa per avere maggiori elementi. Non muterà di una virgola, ma almeno ho dato a me stesso prova di equilibrio (se non sono pippe mentali queste…).

Ci presentiamo alla consueta sfida con i ‘pataccari’ con quello che, inserito nel contesto di una manifestazione essenzialmente amatoriale, può definirsi uno squadrone.

Al via in prima frazione Emiliano Guerranti sostituisce il mitico Enzo Maniaci, sotto antibiotici per un recente malanno e spostato precauzionalmente in seconda squadra. Emiliano non è al meglio, ma non è tipo da tirarsi indietro. Segue a distanza una coppia agguerrita, ma dopo qualche minuto di studio rompe gli indugi e si porta al comando. Nel finale paga la violenza dell’azione perdendo una parte del margine, rimasto comunque consistente. Difficile descrivere la carica che ci trasmette la sua determinazione negli ultimi passaggi (per la cronaca Enzo conclude a poca distanza e con quello che ha passato negli ultimi tempi ricorda quei mezzi corazzati sminatori). Raccoglie il testimone il nostro giovane alfiere Boris Bambozzi, che deve difendere una manciata di secondi sul forte ed esperto Franco Bruno del Meo Patacca. Questi parte rabbioso, ma si capisce subito che si tratta di un suicidio. Agile e composto, il nostro Boris non molla un centimetro all’attacco inziale e ben presto comincia ad incrementare il distacco. Dietro prevale lo scoramento e gli ultimi chilometri sono un calvario. Manna dal cielo per il nostro rappresentante più blasonato, Lucilla D’Errico, che a questo punto deve difendere circa 50″ dall’attacco della forte Simona Vittori. Molti di noi pensano che ci troveremo ad inseguire dopo questa frazione. Prima della partenza si percepisce l’emozione di Lucilla, le gare a squadre sono particolari e lei non si sente al top della forma, ma una volta raccolto il testimone l’esperienza prende il sopravvento. Nel primo giro l’avversaria le riprende faticosamente una ventina di secondi, ma nel momento cruciale Lucilla mostra tutta la sua forza e non cede più quasi nulla, spostando decisamente il piatto della bilancia dalla nostra parte. E’ la volta degli M45. Il Meo Patacca schiera a sorpresa, causa defezione dell’ultima ora, Paolo Felli. Non si tratta di pizza e fichi, ma noi abbiamo Mola e qui la tensione si scioglie. Il nostro parte cauto, ma acquista in breve sicurezza e scava un vero fossato fra sé e l’avversario. Qui non parliamo figuratamente, l’amministrazione comunale dovrà riasfaltare alcuni tratti del percorso. Sotto lo striscione dell’arrivo, in attesa del cambio, penso alle motivazioni che ancora una volta mi ha dato questa maglia. Per due mesi ho corricchiato svogliatamente, ma tre settimane fa ho cominciato ad immaginarmi questo momento, un avversario da rincorrere, le aspettative dei miei compagni. Rieccomi a combattere contro il tempo che passa, che ogni volta ti rende le cose un po’ più difficili, ma se ci sei abituato continuerai a dargli filo da torcere per un bel po’. E mentre ci penso ecco Marco, compagno di mille corse, meno presente di un tempo, ma che grinta, arriva che sembra debba distruggere anche la postazione di arrivo. Ho un minuto sull’inseguitore, il bravo Antonio Casale, che incoraggio alla partenza. Ne incrocio lo sguardo e capisco che non nutre alcuna speranza. Fa bene, nessuno sconto, i compagni mi hanno portato qui in carrozza e io devo solo fare il giro d’onore. Parto senza forzare superando concorrenti doppiati, ma è come se non li vedessi. Seguo il mio metronomo e solo negli ultimi due chilometri mi disunisco un pò, dopo aver intravisto per la prima volta il concorrente della prima squadra tutta maschile. E’ tardi per riprenderlo, ma ci provo, alla fine ci saranno meno di trenta secondi. Questa circostanza sottolinea la debolezza della nuova formula, due arrivi vincenti uno dietro l’altro creano una certa confusione anche fra gli organizzatori.

Quasi tre minuti ai ‘pataccari’, ma la soddisfazione va ben oltre.

Una bella giornata, forse più importante di quanto immaginiamo.

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