Hasta l’oju

C’è crisi. Anche i primi di categoria non sono più premiati come una volta, ma tant’è.
Eppure la fatica è quella di sempre e il panem et ascensibus non manca mai qui nella Sabina romana.
Quest’anno però è mancato l’olio per condire il buon pane abbrustolito, altresì detto “bruschetta” a causa di un clima che ha favorito alcune fitopatologie nell’olivo e la maturazione del frutto non è andata a buon fine.
Marcite e infestate dalla mosca olearia le olive da cui viene estratto il pregiatissimo oro dei sabini all’epoca della raccolta giacevano sfinite a terra, sotto le povere fronde minacciate da tante altre fitopatologie, spettri degli agronomi di tutta Italia, con cui non voglio certo affliggervi in questa sede.
Perciò, anche ringalluzzita dal messaggio dell’ultima ora di Lord Nulli, che decideva di ripiegare su una gara locale in vece di un ordinario allenamento, snobbai sia la gara serale romana detta Corri Roma, sia il trail del Monte Gennaro con partenza sotto casa, summa somarata di 20 km, per volgermi alla maratonina delle Terme di Cretone (classifica da M. Moretti), dove una discreta sgambata di 10 km senza un metro di pianura dava ampi spazi di speranza per quanto riguarda un eventuale premio in olio.
C’è da dire che un tempo, se mi permettevo di ritornare a casa con l’olio come vincita, i miei mi sbattevano la porta in faccia, considerata la nostra produzione stagionale riserva oro di olio extravergine docgigpeccc biologico, ma data la suddetta carestia, ormai vengo praticamente sguinzagliata dai familiari nelle gare podistiche della Sabina o della Tuscia in cerca del pregiatissimo oro sabino.
Senza troppo tergiversare, alla partenza Alessandro e io ci mettiamo subito in mente di partire tra i primi. Comunque mentre il gruppo di testa scompare tra i tornanti che portano su al paese, io comincio il mio lento lavoro di recupero da Vipera berus che raggiunge il suo culmine al termine del secondo giro quando avvisto Piera S. che sicuramente le corridrici di lunga lena riconosceranno come una delle più avvelenate avversarie del running laziale. Lei è scaltrissima e quando mi vede con la coda dell’occhio, a 400 m dall’arrivo, aumenta quel tanto da lasciarmi dietro. Comunque sono soddisfatta. 1° di Cat.
Al ritiro dei premi, a imbuto (cioè senza palco ma a ritiro diretto) avvisto la boccia di olio, ma mi rifilano un big pack (grande pacco in tutti i sensi) di… tonno!
La fatica della corsa era niente in confronto alla trattativa che, “bona pemmè”, si è conclusa con la permuta del big pack di tonno in boccia di olio!!!
Lord Alessandro, nonostante la nobile andatura, ma reduce da una partita di calcetto che mal si associa alle attitudini di un atleta dall’incedere tanto delicato e raffinato, si è dovuto accontentare di un 5° di cat..
Sicuramente nauseato e fattosi da parte per il mio volgare mercanteggiare tra tonno, olio e salamelle, ha poi accettato signorilmente di farsi fotografare con la sottoscritta.
Alla prossima avventura.

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