Vivifiume e Rebibbia

La partecipazione della nostra squadra al Vivifiume è stata grandissima e straordinaria! Vi ringraziamo veramente, abbiamo condiviso anche questa bella giornata di sport e di impegno sociale nella città. Qui sotto troverete un po’ di foto della manifestazione.

Ma ora, senza un attimo di tregua, vi sottoponiamo uno dei prossimi appuntamenti che ci vedranno coinvolti: il Vivicittà continua i suoi appuntamenti in carcere “Porte Aperte”, portando la corsa dentro l’Istituto Penitenziario di Rebibbia. Possono partecipare solo gli adulti, maggiorenni, e bisogna inviare tutta la documentazione necessaria improrogabilmente entro venerdì 5 maggio.

Gli appuntamenti sono due:

  1. Domenica 21 maggio presso il Nuovo Complesso: gara competitiva di 12 km e gara non-competitiva di 3 km.
  2. Giovedì 25 maggio (pomeriggio) presso la sezione Femminile: gare di staffette

I passaggi amministrativi sono delicati e lunghi, quindi è necessario inviare tutta la documentazione nei tempi richiesti. Potete inviare a Eleonora il modulo di autocertificazione più la copia del documento di identità, lei si occuperà di inoltrarli alla segreteria organizzativa.

Fateci sapere al più presto chi partecipa.

La chiamavano Jeeg robot

Vivifiume

Quest’anno la sindaca non da’ l’autorizzazione alla Vivifiume competitiva. E che ci importa? Il fiume è nostro, comunque la non competitiva c’è e anche la squadra di Rifondazione Podistica. Numerosissimi, ci buttiamo in una corsa liberatoria lungo l’argine, ci sentiamo figli di questo padre, il Tevere, troppo trascurato e troppo bistrattato. Ma noi ci saremo sempre. L’onda verde, da Ponte Umberto a Testaccio e ritorno. Quale può essere il problema  nel correre lungo la ripa, è così tanto rischioso da negare l’autorizzazione a questa gara?

Forse, se cadiamo dentro l’acqua ci trasformeremo in tanti Jeeg Robot… Chissà.

Strade blu

Vie di comunicazione per i nostri antenati. A loro dobbiamo la vita, ma spesso le vogliamo nascondere dietro alti argini, per non vedere, per non doverci preoccupare del degrado, per non doverci fare carico di tutti quelli che vivono ai margini, nelle baracche o sotto al ponte. Far finta di niente. Eppure quanta vita, umana, animale vegetale. Quante piante. La Pteris vittata, il cappero,  l’Iris giallo e tante altre. Gli splendidi murales di William Kentridge, che Simone mi illustra durante la corsa, caratterizzano gli alti muri di travertino e lasciano spazio all’immaginazione. La pista ciclabile porta tanti a ripercorrere la sponda di questo splendido fiume romano, in bici, a piedi, da soli, in coppia o con il cane. Pescatori solitari in assorta meditazione e canottieri infaticabili scivolano con la mente e con il remo su questo biondo Tevere…

Ai Parioli tutto questo non esiste…

Il giorno dopo, a San Basilio, quartiere popolare romano, un tempo regno del disagio e della disperazione, trovo un filo conduttore che dal Tevere mi porta all’Aniene, a quella Roma degli orti urbani, dei murales, delle case popolari. La sera vado pure al Tufello, dove il giorno prima in nostro Fabio B. ha trascorso un primo maggio in un prato incolto, recuperato dalla gente del quartiere. Di nuovo case popolari, cortili, luoghi dove un tempo la vita era difficile, dove è nata mia madre. I posti nostri. I luoghi dove mi piace correre e far correre, dove guardare con occhi che sanno e vogliono guardare, aldilà dei divieti e delle restrizioni . Luoghi dove un bel cielo azzurro e un sole caldo fanno la differenza. Luoghi di campi di calcio improvvisati, nei prati incolti. Posti dove nei cortili gli anziani ancora scendono e si siedono a chiacchierare, dove i panni si asciugano al sole. Terre nostre, da non mollare mai, terre di speranza per un futuro migliore.